PROGETTO DI ZONA 2017-2020

da | 17 dicembre 2017

PROGETTO DI ZONA 2017-2020
SAPERE – SAPER FARE – SAPER ESSERE

“Siamo sempre più connessi, più informati, più stimolati ma esistenzialmente sempre più soli.”  Tonino Cantelmi
“Non dobbiamo permettere a nessuno di allontanarsi dalla nostra presenza, senza sentirsi migliore e più felice.” Madre Teresa di Calcutta
“La comunicazione elettrica non sarà mai un sostituto del viso di qualcuno che con la propria anima incoraggia un’altra persona ad essere coraggiosa e onesta.” Charles Dickens (1812-1870)

1. Premessa
Vorremmo introdurre il Progetto di Zona (P.d.Z.) con alcune righe, per condividere il percorso che ne ha portato alla stesura; pensiamo infatti, che possa aiutare a ripercorrere un lavoro che ha reso protagonisti tutti i Capi della Zona Vicenza Piccole Dolomiti.
I protagonisti sono stati:
· tutti i CAPI della Zona, da cui sono emerse le richieste, i desideri, le aspettative, i bisogni e le speranze,
· i CAPI GRUPPO che in sede di Consiglio di Zona sono stati coinvolti nel lavoro di verifica e nel coinvolgimento dei capi delle proprie comunità capi, in particolare nel raccogliere con sapienza i bisogni dei propri capi,
· gli INCARICATI alle BRANCHE, con un lavoro svolto in parallelo a quello dei capi gruppo, hanno raccolto e condiviso i bisogni dei propri capi,
· il COMITATO di ZONA, coordinatore e promotore dell’intero percorso di avvicinamento alla stesura della bozza di P.d.Z..
· la PATTUGLIA del Progetto di Zona, costituita dai Responsabili di Zona, da alcuni capi gruppo e da alcuni capi della zona (uno per branca), con il supporto di un assistente ecclesiastico, che ha elaborato le diverse bozze del progetto, rivisto e ritrattato in seguito a diverse verifiche e richieste provenienti dagli organi partecipativi di cui sopra.
L’intento è quello di costruire un nuovo Progetto di Zona che parta dai capi stessi e che sia quanto più possibile rispondente alle loro esigenze. Da questi risultati, quindi, è seguito un lavoro di sintesi e di scelta delle priorità, svolto dal Consiglio di Zona e coordinato dai Responsabili di Zona con una pattuglia appositamente creata allo scopo.

COS’È IL PROGETTO DI ZONA
STATUTO, Art. 24 – Progetto di Zona
Nell’ambito degli scopi statutari della Zona, il progetto di Zona prevede obiettivi specifici che, in raccordo anche con i Progetti educativi delle comunità capi della Zona, diano risposta alle esigenze educative e formative emergenti dalla realtà associativa e territoriale. Esso, inoltre, conterrà le azioni da intraprendere per lo sviluppo dello scautismo nel territorio. Il progetto di Zona ha durata compresa fra i due e i quattro anni.
Il P.d.Z. è un progetto per l’educazione e non di educazione. Come tale ha per destinatari prioritari i Capi della zona e secondari i ragazzi. Il progetto di zona è lo strumento che risponde alle esigenze formative dei capi in funzione dell’attività educativa svolta verso i ragazzi. Chi trae beneficio sono i ragazzi scout e la comunità educante, ma il progetto si pone come scopo la formazione del capo in tutti i suoi fondamentali aspetti:
Sapere: è l’informazione e la formazione, le competenze (il perché vengono fatte le cose: conoscere i valori a cui si educa, conoscere le esigenze dei ragazzi, conoscere il mondo che li circonda, conoscere le problematiche giovanili…)
Saper Fare: è la competenza che si forma con l’esperienza (il mettere in pratica gli strumenti: giocare, vivere avventure, fare imprese, fare strada…)
Saper Essere: (l’intenzionalità educativa del Capo ed aspetti trasversali del capo, come: amare i ragazzi ed il proprio servizio, saper comunicare, saper pregare, saper condividere, saper essere autorevoli, saper coinvolgere…)

2. Le strategie:
La strategia più significativa di conduzione del P.d.Z., come è emerso dai capi della zona, è la condivisione e la coesione, pertanto, il progetto sarà percorso trasversalmente in tutti i suoi punti dal desiderio di fare rete tra noi e condividere esperienze.
Questo permetterà di sviluppare la formazione anche sulle significative opportunità che abbiamo a portata di mano ed una maggiore sinergia e corresponsabilità negli stili e modalità di lavoro.
Si punterà anche ad uno stile di lavoro che vedrà una stretta collaborazione tra i membri del Comitato e il Consiglio di zona, con un raccordo costante tra loro. Al fine di rendere significativo per i Capi il vivere in modo stimolante la Zona, ci si avvallerà inoltre, quando necessario, del sostegno di esperti individuati anche all’esterno alla Zona o all’associazione.
Nel programma di attuazione del Progetto, sarà lasciato adeguato spazio per il protagonismo di ogni singolo capo, valorizzando chi offre la sua disponibilità e competenza per attuare nel modo migliore il P.d.Z..
3. Gli attori di questo Progetto di Zona
La Zona Vicenza Piccole Dolomiti è composta dai seguenti gruppi e relativi, capi censiti, riportati tra parentesi:
Castelgomberto (16), Chiampo (30), Cologna (8), Cornedo (24), Lonigo (18), Montebello (15), Montecchio 1 (19), Montecchio Magg. 2 (16), San Bonifacio 1 (24), San Bonifacio 2 (16), Valdagno 1 (18), Valdagno 2 (22), Valdagno 4 (17), Valdalpone (13) e Comitato di Zona (17)
Per un totale di:
• 14 Gruppi, più il Comitato di Zona;
• 1416 soci censiti (Capi e ragazzi) di cui 273 capi.

4. Aree di azione ed obiettivi del nuovo Progetto di Zona
RELAZIONI
L’obiettivo che ci si pone è di migliorare la qualità delle relazioni tra adulti ed in particolare tra capi per una azione educativa più condivisa e coesa:
· Costruire le relazioni sulla condivisione, vivendo esperienze e non fermarsi alla comunicazione; valorizzare l’ascolto accogliente, l’empatia (capacità di comprendere lo stato d’animo altrui -sentire dentro-), la fiducia, la correzione fraterna.
· Scoprire chiavi di comunicazione con i genitori

COMUNICAZIONE e TECNOLOGIA
· Fare propri gli strumenti per distinguere la comunicazione dalla autentica condivisione, per saper educare ad un uso consapevole e razionale degli strumenti tecnologici

COSCIENZA COMUNE
AGESCI è soggetto sociale consapevole. Partendo dagli studi, dai convegni e dalle tavole rotonde organizzate dall’associazione, dalla chiesa cattolica e da altre agenzie educative: conoscere, apprendere e capire, i portatori di interesse che fanno parte o entrano a far parte della vita dei ragazzi che ci sono affidati.
· Approfondire temi di attualità (convivenze, separazioni, omosessualità, vita non vita) come capo educatore in un’associazione cattolica ponendo particolare attenzione sulla necessità di conservare un atteggiamento di accoglienza e di apertura verso l’altro.
· Elaborare una presa di coscienza che ci permetta di essere testimoni più credibili agli occhi dei nostri ragazzi e promotori di cambiamento e di pensiero anche verso l’associazione stessa.

GESU’ PANE DI VITA
L’educazione alla fede e la dimensione dell’appartenenza ecclesiale, di cui l’AGESCI ha una chiara identità, avviene attraverso la scelta di fede espressa nel Patto Associativo. Come? Allenandosi e formandosi.
Riscoprire la relazione con Gesù, soprattutto quando, forti delle nostre sicurezze, viene meno il bisogno di averlo accanto:
· Scegliere Cristo significa essere Testimoni nella semplicità e nella concretezza, con le nostre ricchezze e le nostre povertà (debolezze).
· Giocarsi sempre nei momenti di preghiera e non stare a guardare.
· La bellezza di pregare assieme e di condividere la propria preghiera e la gioia di testimoniarla.
“Lo scoutismo è un gioco per ragazzi, diretto dai ragazzi, in cui i fratelli maggiori possono dare ai loro fratelli più giovani un ambiente sereno, e possono incoraggiarli ad attività sane che li aiuteranno a sviluppare il loro civismo… Lo scopo dell’educazione scout è quello di migliorare la qualità dei nostri futuri cittadini, specialmente per quanto riguarda il carattere, la salute; l’abilità manuale e di sostituire l’egoismo con il servizio; di rendere ciascun giovane efficiente, sia nel fisico che nel morale, al fine di utilizzare questa efficienza al servizio del prossimo.”
BP – Il libro dei Capi